Mensa scolastica: nuove decisioni

Sono sempre di più le scuole che optano per il rientro pomeridiano.

Un po’ per necessità dei genitori che lavorano, un po’ per un adeguamento agli altri paesi europei ed un po’ per altri motivi interni specifici di ogni istituto ecco che sempre più alunni si ritrovano a dover mangiare almeno un pomeriggio alla settimana dentro all’edificio scolastico.

Solitamente viene sempre data la possibilità si scegliere se tornare a casa per poi tornare entro l’orario stabilito di inizio lezioni, se portarsi via il pranzo da casa, oppure se magiare li usufruendo della mensa scolastica.

La maggior parte dei casi si opta per il rimanere a scuola a pranzare e sono sempre di più quelli che optano per il classico panino portato da casa.

Ecco, però, che a Torino c’è stata una situazione che sta ribaltando un po’ la situazione.

Una scuola, infatti, aveva fatto ricorso per far si che fosse eliminata la possibilità di portare il pranzo da casa.

La storia era andata avanti a lungo fino alla sentenza di pochi giorni fa.

La Cassazione ha infatti deciso che non sarà più possibile questo. Il motivo è più che chiaro e per alcune ragioni anche più che giusto.

I bambini devono imparare a stare in compagnia, a mangiare lo stesso cibo ed ad adattarsi alle situazioni.

E’ bene che ogni bambino si senta uguale all’altro e che impari a condividere con i propri amici e compagni tutto quello che viene offerto.

E’ proprio un discorso educativo che va al di là della semplice alimentazione.

One thought on “Mensa scolastica: nuove decisioni”

  1. L’uguaglianza è cosa diversa, necessariamente assente nella scuola come nella vita: e non ne è certo un pranzo portato da casa la causa. Abiti, accessori, scarpe, zaini, cancelleria: a scuola c’è chi ha tutto firmato e chi invece ha tutto preso dai cinesi o al mercato. Chi ha i pastelli di gran marca da 36 pezzi, e chi la scatola da 12 a buon mercato. Per non parlare di regali di Natale, case, vacanze, esperienze: il bambino che ha passato l’estate a boccheggiare in appartamento in città dovrebbe sentirsi uguale a chi racconta dei suoi tre mesi al mare? Pensare che l’uguaglianza sia un piatto (pessimo) identico per tutti sembrerebbe quanto meno ingenuo, se non sapessimo tutti che in realtà quel piatto serve a chi lo prepara e ci (stra)guadagna sopra, mettendo la qualita’ del cibo e quindi la salute dei bambini all’ultimo posto. Ovviamente però sempre migliore/piu’ bilanciato/piu’ igienico di quegli orrori che le mamme ignoranti mettono nei cestini dei figli…

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