Parmigiano Reggiano: tutto quello che c’è da sapere

grana e melone

Si fa presto a dire Parmigiano Reggiano. Questa è una frase che recita una nota pubblicità sul Parmigiano Reggiano, ed è proprio vero.

Molto spesso si classifica ogni formaggio grattugiato come parmigiano, quando in realtà non lo è affatto.

Ma allora quando lo si può definire cosi? Come capirlo? E sono tutti uguali?

Cerchiamo di scoprirlo insieme.

Prima di tutto, ogni parmigiano reggiano deve essere contraddistinto da un logo ben preciso che viene assegnato solamente dopo un attento controllo.

Se il logo è presente, quindi, già si è sulla buona strada.

Fra tutti da far notare sicuramente il marchio Eataly che sta ad identificare tutti quei caseifici che seguono precise regole e prodotti specifici per fare il loro parmigiano reggiano.

Il vero parmigiano reggiano nasce in Reggio Emilia ed è fatto solamente con latte della zona, caglio naturale, sale e senza nessuna aggiunta di conservanti od additivi.

Le mucche devono essere alimentate solamente con foraggio locale e naturale.

Le regole cos’ come sono dettata dalla tradizione sono seguite alla lettera solamente da 350 caseifici in tutta Italia.

Altro punto caratteristico è la stagionatura che deve durare almeno per 24 mesi. I casari esperti però fanno passare ben due estati consecutive per avere il massimo dal formaggio.

Dopo i 30 mesi il parmigiano reggiano viene marchiato con un bollino colore oro per indicare la sua alta qualità.

Bisogna anche dire che, la stagionatura perfetta varia anche in base all’uso che si andrà a farne:

  • 12-18 mesi è perfetto per essere usato e mangiato a scaglie
  • 24 mesi perfetto per essere grattugiato
  • 30 mesi perfetto per i primi piatti e per essere mangiato anche da solo
  • 40 mesi in su indicato per la degustazione dei vini

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